In questa intervista, Luigi Buglione, presidente di GUFPI-ISMA, sottolinea la criticità di considerare nei contratti di fornitura di prodotti e servizi informatici, assieme agli attributi funzionali, anche altri requisiti, che concorrono a costituire il valore di un progetto software
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“Quando si deve trattare una fornitura software, gestire e redigere il relativo contratto, l’adozione di best practice, linee guida e metriche corrette e complete risulta fondamentale per considerare tutti gli elementi che concorrono a costituire la fornitura stessa.” Lo sottolinea Luigi Buglione, presidente di GUFPI-ISMA (Gruppo Utenti Function Point Italia – Italian Software Metrics Association) l’Associazione Italiana di riferimento per la misurazione (del software e non solo), attiva dal 1990.
Vi sono però alcune lacune metodologiche da colmare, ma quali? In particolare, nei progetti software, e sempre più con la diffusione delle nuove tecnologie come le applicazioni cloud e l’Internet of Things (IoT), spiega l’esperto, l’uso della Function Point Analysis (FPA), una tecnica di misurazione della dimensione funzionale dei prodotti software, va integrato con altre metodologie, in grado di quantificare anche altri requisiti: nelle applicazioni cloud, ad esempio, la velocità di connessione o il grado di sicurezza nella digitazione di una password, sono aspetti che i function point tradizionalmente non misurano.
“Il nostro obiettivo come GUFPI-ISMA, nei prossimi anni, sarà allora cercare di rendere sempre più facile misurare le cose che non si sono misurate finora: in particolar modo i requisiti non-funzionali dei progetti software, ossia tutto quello che generalmente viene definito qualità del software – spiega Buglione -. Quindi gli aspetti legati all’usabilità, alla portabilità, all’accessibilità delle funzioni del software; ma anche alla verifica della qualità dei dati. Questo tema assume forte interesse adesso, in particolar modo con l’avvento del regolamento europeo GDPR: alcuni bandi di gara, infatti, già stanno richiedendo ai fornitori che risponderanno, sia nel settore pubblico sia nel privato, di progettare nuovi sistemi informativi partendo dalla qualità dei dati”. Un punto di riferimento è, ad esempio, lo standard ISO/IEC 25012:2008, che definisce un modello generale di qualità dei dati gestiti da un sistema informativo.
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| Luigi Buglione, presidente di GUFPI-ISMA |
“Quando si deve trattare una fornitura software, gestire e redigere il relativo contratto, l’adozione di best practice, linee guida e metriche corrette e complete risulta fondamentale per considerare tutti gli elementi che concorrono a costituire la fornitura stessa.” Lo sottolinea Luigi Buglione, presidente di GUFPI-ISMA (Gruppo Utenti Function Point Italia – Italian Software Metrics Association) l’Associazione Italiana di riferimento per la misurazione (del software e non solo), attiva dal 1990.
Vi sono però alcune lacune metodologiche da colmare, ma quali? In particolare, nei progetti software, e sempre più con la diffusione delle nuove tecnologie come le applicazioni cloud e l’Internet of Things (IoT), spiega l’esperto, l’uso della Function Point Analysis (FPA), una tecnica di misurazione della dimensione funzionale dei prodotti software, va integrato con altre metodologie, in grado di quantificare anche altri requisiti: nelle applicazioni cloud, ad esempio, la velocità di connessione o il grado di sicurezza nella digitazione di una password, sono aspetti che i function point tradizionalmente non misurano.
“Il nostro obiettivo come GUFPI-ISMA, nei prossimi anni, sarà allora cercare di rendere sempre più facile misurare le cose che non si sono misurate finora: in particolar modo i requisiti non-funzionali dei progetti software, ossia tutto quello che generalmente viene definito qualità del software – spiega Buglione -. Quindi gli aspetti legati all’usabilità, alla portabilità, all’accessibilità delle funzioni del software; ma anche alla verifica della qualità dei dati. Questo tema assume forte interesse adesso, in particolar modo con l’avvento del regolamento europeo GDPR: alcuni bandi di gara, infatti, già stanno richiedendo ai fornitori che risponderanno, sia nel settore pubblico sia nel privato, di progettare nuovi sistemi informativi partendo dalla qualità dei dati”. Un punto di riferimento è, ad esempio, lo standard ISO/IEC 25012:2008, che definisce un modello generale di qualità dei dati gestiti da un sistema informativo.
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