Migrare al cloud ibrido: i punti da valutare
La transizione verso un modello IT basato su molteplici servizi in cloud rappresenta per un’organizzazione il modo migliore di acquisire agilità e flessibilità . Tuttavia, la scelta del cloud ibrido implica non pochi aspetti tecnici e organizzativi da considerare durante l’implementazione dell’infrastruttura
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Per cloud ibrido si intende una modalità , coordinata e ‘policy-based’, di gestione, utilizzo e provisioning dei servizi IT nell’ambito di un insieme di servizi cloud interni ed esterni. La definizione è della società di ricerche di mercato Gartner, che proprio di recente ha fatto una nuova previsione: per il 2020, il 90% delle organizzazioni adotterà servizi di infrastruttura ibrida.
La crescita del cloud e il declino del tradizionale data center outsourcing (DCO) indicano infatti, secondo Gartner, una massiccia transizione verso servizi di infrastruttura ibrida. Più in dettaglio, stando alle stime della società , il tradizionale mercato DCO a livello mondiale sta restringendosi, con una spesa che è prevista in declino, passando dai 55,1 miliardi di dollari del 2016, ai 45,2 miliardi di dollari del 2020. I servizi cloud, d’altra parte, sono previsti in forte espansione: dai 23,3 miliardi di dollari del 2016, arriveranno a 68,4 miliardi di dollari nel 2020.
Via via che la domanda di agilità e flessibilità cresce, ha dichiarato DD Mishra, Research Director di Gartner, le organizzazioni che adottano un’infrastruttura ibrida potranno ottimizzare i costi e incrementare l’efficienza. Tuttavia, questa transizione non sarà facile, perché essa incrementa anche la complessità di selezione del corretto insieme di strumenti per fornire servizi ‘end-to-end’, in un ambiente in cui le risorse IT vengono sempre più approvvigionate in maniera composita, attingendo da molteplici fonti.
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Per cloud ibrido si intende una modalità , coordinata e ‘policy-based’, di gestione, utilizzo e provisioning dei servizi IT nell’ambito di un insieme di servizi cloud interni ed esterni. La definizione è della società di ricerche di mercato Gartner, che proprio di recente ha fatto una nuova previsione: per il 2020, il 90% delle organizzazioni adotterà servizi di infrastruttura ibrida.
La crescita del cloud e il declino del tradizionale data center outsourcing (DCO) indicano infatti, secondo Gartner, una massiccia transizione verso servizi di infrastruttura ibrida. Più in dettaglio, stando alle stime della società , il tradizionale mercato DCO a livello mondiale sta restringendosi, con una spesa che è prevista in declino, passando dai 55,1 miliardi di dollari del 2016, ai 45,2 miliardi di dollari del 2020. I servizi cloud, d’altra parte, sono previsti in forte espansione: dai 23,3 miliardi di dollari del 2016, arriveranno a 68,4 miliardi di dollari nel 2020.
Via via che la domanda di agilità e flessibilità cresce, ha dichiarato DD Mishra, Research Director di Gartner, le organizzazioni che adottano un’infrastruttura ibrida potranno ottimizzare i costi e incrementare l’efficienza. Tuttavia, questa transizione non sarà facile, perché essa incrementa anche la complessità di selezione del corretto insieme di strumenti per fornire servizi ‘end-to-end’, in un ambiente in cui le risorse IT vengono sempre più approvvigionate in maniera composita, attingendo da molteplici fonti.
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