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Varonis: “Serve più controllo sui dati per mitigare le perdite”

Adottando un approccio che pone al centro il valore delle informazioni, la tecnologia della società gestisce con raffinatezza gli accessi a file, cartelle e dati sensibili, aiutando le aziende anche a conformarsi alla normativa GDPR (General Data Protection Regulation), che entrerà in vigore nel 2018





Nelle organizzazioni esiste in generale una fondamentale mancanza di controllo sui dati, che le espone maggiormente agli attacchi e alle violazioni perpetrate dai criminali informatici, violazioni sempre più spesso in grado di esfiltrare informazioni critiche o dati sensibili. Così David Gibson, vice president of strategy and market development di Varonis - multinazionale con quartier generale a New York, fornitrice di soluzioni software per difendere le informazioni dalle minacce interne e dai cyber-attacchi - fotografa la situazione attuale all’interno delle imprese, quando gli si domanda come percepisca, dal suo punto di vista, lo stato dell’arte della tecnologia di protezione dei dati nelle aziende in Europa e in Italia.
David Gibson, vice president of strategy and market development di Varonis
Ed è proprio questo problema di fondo, spiega, che ha motivato nel 2005 la nascita di Varonis, ispirata, qualche anno prima, da un caso eclatante: nel 2003, a una grande azienda del settore industriale petrolio e gas, che aveva speso milioni di dollari nell’acquisizione di immagini ad alta risoluzione del fondale marino, poi memorizzate sui propri file server, era capitato di non riuscire più a ritrovarle, e di non possedere nemmeno file di registro sui sistemi di storage, utili a rintracciare il percorso dei dati, chi vi aveva avuto accesso e con quali permessi, per capire cosa fosse successo. Dunque, chiarisce, il punto chiave è saper gestire l’infrastruttura di file sharing aziendale, a livello di permessi per cartelle e file, in modo che solo le persone corrette possano accedere a determinate informazioni. 

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