Intelligenza artificiale generativa, dal clamore mediatico al valore reale

Le organizzazioni stanno affrontando i limiti e i rischi derivanti dall’uso dei modelli AI avanzati: obiettivo portarli in produzione in maniera efficace e sicura. Le considerazioni di Gartner e BCG

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Il dibattito sull’intelligenza artificiale (AI) e sulla AI generativa (GenAI) è stato già abbastanza dominato da un intenso clamore comunicativo, intriso, per un verso, di scetticismo e preoccupazione per gli impatti sociali ed etici della AI, e, per l’altro, di retorica e roboanti narrative di marketing sulle potenzialità dell’intelligenza artificiale generativa nell’automazione di molti processi aziendali e industriali. Ma ora che questo polverone mediatico denso di contrapposizioni comincia a diradarsi, sembra emergere una consapevolezza più lucida e razionale su ciò che la GenAI può fare o non può fare.

Insomma, il percorso delle varie organizzazioni verso la comprensione e l’adozione della AI nei differenti casi d’uso sembra entrare in una fase più matura.

Lo indica il 2025 Hype Cycle for Artificial Intelligence, elaborato dalla società di analisi e consulenza Gartner. Secondo lo studio, grazie ai continui e costanti investimenti nell’intelligenza artificiale e alla sua adozione, le organizzazioni sono passate dalla sperimentazione a un approccio all’AI che si concentra sull’ottenimento di risultati su larga scala e sulle innovazioni fondamentali. 

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