Senza una piattaforma dati ibrida oggi è difficile cogliere l’opportunità dell’intelligenza artificiale per innovare la propria azienda: il rischio è partire col piede sbagliato, creando progetti che falliscono nella capacità di integrare e applicare efficacemente la AI in tutta l’organizzazione. Progetti che non riescono a sfruttare a fondo il valore dei dati, distribuiti nel data center on-premise, nel cloud o nell’infrastruttura edge.Per affrontare la sfida, nella prospettiva di Cloudera, le imprese sono alla ricerca di strumenti e funzionalità che le aiutino a semplificare la gestione dei dati sull’intero patrimonio informativo, a erogare le loro applicazioni AI-based, a gestire i progetti, collaudarli, valutarli e poi a portare i modelli in produzione.
Questo è quanto emerge parlando con migliaia di clienti e partner in tutto il mondo, spiega a Londra dal palco di Evolve25 l’amministratore delegato Charles Sansbury. L’evento globale che riunisce i protagonisti del settore per discutere su futuro dell’intelligenza artificiale, gestione dei dati e strategie cloud, ha dato occasione al CEO di sottolineare come Cloudera stia lavorando sulla tecnologia per allinearla alle necessità delle aziende utenti, e per fornire il valore che serve a potenziare le loro iniziative sulla AI.
Una strategia, si potrebbe dire, quantomai cruciale in questa delicata fase di maturazione delle applicazioni AI, costellata di fallimenti. Nonostante gli investimenti nella AI generativa, indica un rapporto del MIT (Massachusetts Institute of Technology) pubblicato a luglio 2025, il 95% delle organizzazioni non sta ottenendo alcun ritorno. Il motivo? Strumenti come ChatGPT sono ampiamente utilizzati, ma le soluzioni personalizzate sono in fase di stallo a causa della complessità di integrazione e della mancanza di adattamento ai flussi di lavoro esistenti.
Una piattaforma dati oggi deve saper gestire una complessità crescente e problemi a diversi livelli. Ci sono i problemi di integrazione, ma anche le sfide di governance, compliance, sicurezza e privacy, di fronte alla dilagante espansione della shadow IT, o, volendo meglio attualizzare il fenomeno, della shadow AI. Quest’ultima si crea quando i dipendenti di un’organizzazione utilizzano tool o applicazioni AI senza previa autorizzazione del reparto IT.
Charles Sansbury, amministratore delegato di Cloudera, sul palco di Evolve25
«Abbiamo visto un cambiamento nella modalità di consumo della tecnologia da parte degli utenti» dice Sansbury, ricordando la tensione esistente tra i business user, che si muovono rapidamente e desiderano usare subito una tecnologia per risolvere un dato problema aziendale, e i team IT, che lottano quotidianamente con le sfide di accesso e governance per dati e applicazioni.
Un altro aspetto chiave da osservare, rileva il CEO, è la tendenza delle grandi organizzazioni a implementare ambienti IT ibridi e multicloud. Due anni fa, se si fosse chiesto a queste organizzazioni quale percentuale dei loro carichi di lavoro avrebbero eseguito in un’infrastruttura cloud-based, la risposta sarebbe stata “la stragrande maggioranza”. Ma oggi, facendo la stessa domanda, la risposta sarebbe diversa, chiarisce Sansbury: il 40% dei workload vengono gestiti on-premise, e il 60% in un cloud privato. Numeri a parte, l’approccio ibrido è ormai riconosciuto dalle più grandi aziende nel mondo come l’architettura definitiva di riferimento.