La crescita esplosiva dei dati secondari generati da dispositivi IoT e ambienti edge mette a dura prova i sistemi di storage. La società risponde con l’acquisizione di StarWind Software; nel mirino le PMI e gli uffici remoti
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La “data gravity” si sposta sempre più verso l’edge mettendo a dura prova i sistemi di storage. Nel 2021 la società di ricerche e consulenza IDC aveva stimato che entro quest’anno vi saranno 55,7 miliardi di dispositivi IoT (Internet of Things) connessi, in grado di generare quasi 80 zettabyte (ZB) di dati.
Al di là della previsione in sé, ciò che evidentemente può destare preoccupazione nelle organizzazioni IT con risorse limitate è quale tecnologia di storage adottare per gestire a livello di infrastruttura edge la crescita esponenziale di volumi di dati mission-critical che arrivano a questo ordine di grandezza.
In tali contesti aziendali occorre riuscire a fornire un’alternativa valida rispetto alle classiche soluzioni di infrastruttura iperconvergente (HCI – Hyperconverged Infrastructure).
Le tradizionali soluzioni HCI certamente forniscono benefici di consolidamento e gestione unificata dello storage in organizzazioni e data center di medie e grandi dimensioni, ma possono risultare costose e complesse da installare e gestire in ambienti edge, uffici e filiali remoti (ROBO – Remote Office-Branch Office), infrastrutture IT di piccole e medie imprese, con budget contenuto e poco personale in loco. Fornire una soluzione alternativa è esattamente l’obiettivo che ha spinto DataCore Software ad ampliare ulteriormente l’offerta HCI, attraverso l’acquisizione a maggio di StarWind Software.
