Protezione dagli attacchi fisici, ecco come Intel mette alla prova i propri chip
La cybersecurity comincia con la protezione dell’hardware, e la missione del team di ricerca sugli attacchi fisici iSTARE (Intel’s Security Threat Analysis and Reverse Engineering team) è collaudare la solidità dei dispositivi della casa di Santa Clara, analizzando le potenziali minacce attraverso varie attività di reverse engineering. Una tavola rotonda tra esperti ha trattato i temi cruciali e illustrato come Intel sta rispondendo a queste minacce informatiche
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Attuare una strategia di protezione e sicurezza IT efficace non è solo questione di software, ma anche di hardware. Forse troppo spesso si dimentica la componente fisica dei prodotti e sistemi IT, anch’essa vulnerabile come può esserlo il codice che costituisce un sistema operativo o un’applicazione software. Gli attacchi fisici, diretti sull’hardware, possono allo stesso modo compromettere l’integrità dei dati e la cybersecurity, ed è per questo che un fornitore globale di chip come Intel sta portando avanti da tempo un filone di ricerca specifica su questo versante, attraverso un team appositamente creato e denominato iSTARE (Intel’s Security Threat Analysis and Reverse Engineering team). Alcuni aspetti della ricerca sugli attacchi fisici sono stati approfonditi, in una tavola rotonda, da manager ed esperti di Intel attivi in questo campo.
Un primo elemento focale attiene al trend di sviluppo degli attacchi fisici che vanno fronteggiati. “Questo è un settore la cui rilevanza è davvero aumentata negli ultimi anni” spiega Isaura Gaeta, vice president e general manager Security Research nell’Intel Product Assurance and Security Group (IPAS). “Se si guarda indietro nel tempo, prima non ci si doveva preoccupare molto degli attacchi fisici, mentre oggi stanno diventando sempre di più, al punto che dobbiamo considerare gli attacchi fisici nel threat model”.
A evolversi sono anche le modalità con cui si gestiscono le attività di analisi a livello di hardware o a livello di silicio. “Prima, per queste attività , era necessario investire in attrezzature davvero sofisticate, come un microscopio elettronico a scansione, uno strumento molto costoso, e ciò limitava le possibilità di fare questo tipo di ricerca. Oggi, tuttavia, queste attrezzature stanno diventando più accessibili per i ricercatori specializzati in security. Esistono anche kit fai-da-te, che aumentano la capacità di attuare attacchi fisici su una varietà di dispositivi. Il panorama delle minacce è cresciuto su diversi device, quindi, questa è senza dubbio un’area su cui siamo focalizzati, perché crediamo che la protezione contro gli attacchi fisici sia molto importante”.
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