OpenStack, guida al sistema operativo open source per il cloud

La piattaforma software di cloud computing sta arricchendosi di progetti per estendere la base di utenza in una sempre più ampia gamma di casi d’uso. L’Implementazione di OpenStack non è però un processo banale, e richiede conoscenze approfondite su numerosi fronti tecnologici. In questo articolo, qualche aggiornamento sullo stato del progetto, e alcune indicazioni sulle possibili modalità di utilizzo

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Prima d’illustrare OpenStack (e delinearne, più avanti in questo articolo, modalità di utilizzo, configurazione, deployment, benefici e sfide), a dieci anni dalla sua nascita è bene fornire un po’ di contesto e richiamare subito un’operazione di rebranding che lo riguarda da vicino in questo 2020, e punta ad espandere la portata del progetto.

In occasione dell’ultimo Open Infrastructure Summit, l’ottobre scorso a Austin, Texas, la OpenStack Foundation ha compiuto un nuovo passo evolutivo, trasformandosi nella Open Infrastructure Foundation (OIF). Il cambio di nome “riconosce un’espansione della missione, dell’ambito operativo e della comunità dell’organizzazione, per far progredire l’open source nel prossimo decennio, e supportare la open infrastructure in un mercato che è stimato in 20 miliardi di dollari”. Una svolta prevista, attesa da vari osservatori, ed evidentemente motivata dalla volontà di allargare lo spazio di mercato: nel 2015, nell’articolo intitolato “Is OpenStack a success?”, Alan Waite, research director in Gartner, scriveva: “non c’è dubbio che OpenStack è divenuto il più conosciuto e ampiamente supportato framework open source per costruire infrastrutture IaaS private, quindi in quell’area è un successo”. D’altra parte, aggiunge Waite, “se si considera ‘successo’ un’adozione massiva in molti settori e in una maggioranza di domini virtualizzati, OpenStack non ha avuto successo”. Dai dati di cui era allora in possesso, Waite parlava di un numero di implemetazioni OpenStack in produzione a livello mondiale nel 2014 dell’ordine delle centinaia, e di casi d’uso limitati in cui un cloud OpenStack sarebbe risultato effettivamente la soluzione giusta.

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