La fase di collaudo del software resta un freno alla trasformazione digitale: molte aziende lottano per adattare i propri processi di testing e assicurazione della qualità (QA) alla crescente complessità dell’IT, e ai ritmi di sviluppo imposti dai paradigmi Agile/DevOps. Il quadro emerge dal Continuous Testing Report 2019 di Capgemini, che fa una panoramica sullo stato dell’arte e risponde a domande chiave: come ottenere software di qualità più rapidamente, come condurre i test in modo più intelligente, come coprire con il testing i requisiti realmente importanti
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Indipendentemente dal proprio settore imprenditoriale, oggi ogni organizzazione deve diventare anche una ‘software company’. Tutte le imprese, infatti, hanno l’esigenza di fornire in modo tempestivo soluzioni IT moderne ed efficienti, quando queste vengono richieste dai responsabili del business, o dai clienti. Riuscire a fare ciò però implica la capacità di sfruttare le metodologie Agile/DevOps e utilizzare tecnologie di automazione più intelligenti, oltre che soluzioni ‘as-a-service’ per erogare i servizi IT in modo più rapido e con maggior flessibilità.
A delineare questi trend nel mondo del software è il Continuous Testing Report 2019 (CTR 2019), realizzato da Capgemini, Sogeti e dalla Enterprise Software Division di Broadcom. Ancora sul versante delle sfide, il rapporto traccia un quadro di sempre maggiore complessità: cresce la dipendenza dalle soluzioni IT; la necessità d’integrazione tra le app di front-office, che fanno da interfaccia con i consumatori, e i sistemi di back-end; cresce l’uso del cloud e dei microservizi. E cresce l’integrazione con le applicazioni IoT, senza poi contare l’emergere dell’intelligenza artificiale (AI), come tecnologia destinata a rendere queste soluzioni autonome e capaci di autoapprendimento.
Testing, collo di bottiglia principale
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Indipendentemente dal proprio settore imprenditoriale, oggi ogni organizzazione deve diventare anche una ‘software company’. Tutte le imprese, infatti, hanno l’esigenza di fornire in modo tempestivo soluzioni IT moderne ed efficienti, quando queste vengono richieste dai responsabili del business, o dai clienti. Riuscire a fare ciò però implica la capacità di sfruttare le metodologie Agile/DevOps e utilizzare tecnologie di automazione più intelligenti, oltre che soluzioni ‘as-a-service’ per erogare i servizi IT in modo più rapido e con maggior flessibilità.
A delineare questi trend nel mondo del software è il Continuous Testing Report 2019 (CTR 2019), realizzato da Capgemini, Sogeti e dalla Enterprise Software Division di Broadcom. Ancora sul versante delle sfide, il rapporto traccia un quadro di sempre maggiore complessità: cresce la dipendenza dalle soluzioni IT; la necessità d’integrazione tra le app di front-office, che fanno da interfaccia con i consumatori, e i sistemi di back-end; cresce l’uso del cloud e dei microservizi. E cresce l’integrazione con le applicazioni IoT, senza poi contare l’emergere dell’intelligenza artificiale (AI), come tecnologia destinata a rendere queste soluzioni autonome e capaci di autoapprendimento.
Testing, collo di bottiglia principale
Il rapporto, basato sulle risposte di 500 decisori aziendali con funzioni di gestione IT a livello corporate in aziende private e pubbliche di otto paesi (Stati Uniti, Regno Unito, Benelux, Germania, Paesi Nordici, Francia, Italia, Canada), rivela che le organizzazioni comprendono i benefici del continuous testing, ma faticano ad adottarlo. Qualche grado di automazione del testing esiste nelle attività di collaudo che fanno parte del ciclo di sviluppo software. E il tasso di nuove implementazioni in genere sta crescendo: il 58% dei rispondenti alla survey afferma di fare implementazioni giornalmente, o anche più frequentemente. Ma il testing continua a restare il principale collo di bottiglia per fornire ai clienti software dotato di nuove funzionalità, con la velocità, il volume e la qualità desiderati. Ciò accade, ad esempio, perché si impiega una grande quantità di tempo per la manutenzione di ambienti di test che, adottando gli odierni metodi di testing, potrebbe essere automatizzata. Invece, in media, si spende fino al 47% del tempo per costruire, gestire, manutenere e dismettere tali ambienti.
Lo scenario sull’automazione del test è poi ancora frammentato, e manca di orchestrazione. Il CTR 2019 rivela gap significativi nell’automazione, che rallentano l’intero processo: in media solo il 25% dei dati di test è generato usando tool, e solo il 24% dei test case per le prestazioni è eseguito usando strumenti di automazione del test.
Il CTR 2019 analizza anche alcuni dei principali trend in differenti aree del continuous testing, evidenziando sfide, lacune, e indicando alcune misure che le organizzazioni possono adottare, da subito, per migliorare la situazione.
