Amazon Aurora, il database creato per il cloud: caratteristiche e specificità
La complessità dei requisiti tecnici che le moderne applicazioni digitali devono soddisfare richiede alle organizzazioni un ripensamento del tradizionale approccio alla tecnologia database. Selezionare una sola soluzione non è più sufficiente
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Come si suol dire, per ogni lavoro serve l’attrezzo adatto. E, nel caso dei database destinati a gestire le moderne applicazioni digitali, questo principio sembra calzare quanto mai a pennello: il tema fondamentale dei database specializzati è stato richiamato da Marco Argenti, Vice President Technology di AWS, al recente AWS Summit di Milano, per sottolineare che oggi in questo campo non esiste più un unico approccio, valido per tutti i casi d’uso, e ricordare anche l’ampiezza dell’offerta di soluzioni dispiegabile dal grande cloud provider. L’argomento è stato poi messo a fuoco più chiaramente in una sessione di approfondimento da Antonio D’Ortenzio, Solutions Architect di AWS: “Una delle domande più frequenti che i nostri clienti ci rivolgono è quali consigli possiamo dare per la pianificazione degli investimenti in ambito database, da ora in avanti. Finora, infatti, le organizzazioni sono state abituate a fare scelte di piattaforma, ma adesso esistono decine di database tra cui scegliere. Per cui, oggi il tema è come continuare ad affrontare la problematica della selezione dei database, assicurandosi di stare utilizzando sempre lo strumento giusto per il giusto obiettivo”.
App moderne e nuovi requisiti per i database
Per far comprendere quanto sia mutato lo scenario database, D’Ortenzio fa un breve excursus sull’evoluzione dell’offerta di questa tecnologia nel corso degli ultimi decenni: “Negli anni ’70 i database relazionali si sono diffusi a livello commerciale; più tardi, negli anni ’90, a questi database si sono aggiunte le versioni open source della tecnologia RDBMS, come MySQL e PostgreSQL. Dal 2005 in poi abbiamo assistito al fiorire di una serie di database specializzati, che si discostano dal modello relazionale”. E non è casuale che questa fioritura abbia coinciso proprio con il decollo del cloud: “Nello stesso tempo, molti nostri clienti iniziavano a sviluppare applicazioni ‘Internet-scale’, che sempre più avevano la necessità di non scendere a compromessi, su requisiti come semplicità, convenienza, performance, disponibilità, scalabilità”.
In effetti, continua D’Ortenzio, le applicazioni digitali di ultima generazione sono distribuite a livello globale, possono gestire milioni di utenti ed enormi moli di dati; in termini di prestazioni devono fornire tempi di risposta dell’ordine dei millisecondi e, talvolta, dei microsecondi; inoltre, i sistemi sottostanti che le supportano devono poter scalare, verso l’alto o verso il basso, in maniera rapida, elastica e automatica. “I requisiti tecnici sono oggi così differenti, da essere difficilmente supportabili attraverso un’unica tecnologia database. Va poi aggiunto che, nel definire la strategia database, e nel tentativo di liberarsi dei tradizionali database commerciali, che ritengono costosi, molti nostri clienti riportano che il modello open source on-premise si rende difficilmente scalabile e performante: e questo è uno dei motivi principali per cui abbiamo sviluppato Amazon Aurora” (figura 1).
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Come si suol dire, per ogni lavoro serve l’attrezzo adatto. E, nel caso dei database destinati a gestire le moderne applicazioni digitali, questo principio sembra calzare quanto mai a pennello: il tema fondamentale dei database specializzati è stato richiamato da Marco Argenti, Vice President Technology di AWS, al recente AWS Summit di Milano, per sottolineare che oggi in questo campo non esiste più un unico approccio, valido per tutti i casi d’uso, e ricordare anche l’ampiezza dell’offerta di soluzioni dispiegabile dal grande cloud provider. L’argomento è stato poi messo a fuoco più chiaramente in una sessione di approfondimento da Antonio D’Ortenzio, Solutions Architect di AWS: “Una delle domande più frequenti che i nostri clienti ci rivolgono è quali consigli possiamo dare per la pianificazione degli investimenti in ambito database, da ora in avanti. Finora, infatti, le organizzazioni sono state abituate a fare scelte di piattaforma, ma adesso esistono decine di database tra cui scegliere. Per cui, oggi il tema è come continuare ad affrontare la problematica della selezione dei database, assicurandosi di stare utilizzando sempre lo strumento giusto per il giusto obiettivo”.
App moderne e nuovi requisiti per i database
Per far comprendere quanto sia mutato lo scenario database, D’Ortenzio fa un breve excursus sull’evoluzione dell’offerta di questa tecnologia nel corso degli ultimi decenni: “Negli anni ’70 i database relazionali si sono diffusi a livello commerciale; più tardi, negli anni ’90, a questi database si sono aggiunte le versioni open source della tecnologia RDBMS, come MySQL e PostgreSQL. Dal 2005 in poi abbiamo assistito al fiorire di una serie di database specializzati, che si discostano dal modello relazionale”. E non è casuale che questa fioritura abbia coinciso proprio con il decollo del cloud: “Nello stesso tempo, molti nostri clienti iniziavano a sviluppare applicazioni ‘Internet-scale’, che sempre più avevano la necessità di non scendere a compromessi, su requisiti come semplicità, convenienza, performance, disponibilità, scalabilità”.
In effetti, continua D’Ortenzio, le applicazioni digitali di ultima generazione sono distribuite a livello globale, possono gestire milioni di utenti ed enormi moli di dati; in termini di prestazioni devono fornire tempi di risposta dell’ordine dei millisecondi e, talvolta, dei microsecondi; inoltre, i sistemi sottostanti che le supportano devono poter scalare, verso l’alto o verso il basso, in maniera rapida, elastica e automatica. “I requisiti tecnici sono oggi così differenti, da essere difficilmente supportabili attraverso un’unica tecnologia database. Va poi aggiunto che, nel definire la strategia database, e nel tentativo di liberarsi dei tradizionali database commerciali, che ritengono costosi, molti nostri clienti riportano che il modello open source on-premise si rende difficilmente scalabile e performante: e questo è uno dei motivi principali per cui abbiamo sviluppato Amazon Aurora” (figura 1).
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