Container: quali piattaforme e tool per razionalizzare la gestione?
La tecnologia container ha un ruolo sempre più preponderante nello sviluppo delle moderne architetture applicative basate su microservizi e cloud. Ma richiede strumenti adeguati per gestirla con efficacia ed efficienza
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I dati confermano questo trend. Il mercato globale dei container applicativi, stando a un’analisi di Data Bridge Market Research, è previsto espandersi con un CAGR (tasso annuo di crescita composto) del 32,7% nel periodo 2023-2030. In questo comparto, la voce “container data management & orchestration” risulta rappresentare il più ampio segmento di offerta. L’aumento del volume dei dati organizzativi e delle necessità di agilità e coordinamento aziendale sono indicati tra i fattori chiave che incrementeranno la domanda nel settore.
Docker, la piattaforma per facilitare gestione e portabilità dei container
L’origine della tecnologia container viene fatta risalire allo sviluppo del comando chroot (change root), nel 1979. In un sistema operativo Unix, e negli OS Unix-like, chroot consente di cambiare la directory radice (root), creando un nuovo ambiente (chroot jail), isolato a livello logico dal sistema principale (host).
In sostanza una sandbox, dove codice e processi possono girare senza pericolo di modificare file e configurazioni dell’host, influenzandone il funzionamento. In epoca recente, il cambio di passo della tecnologia container, in termini di diffusione nel mercato, è avvenuto dopo il debutto della piattaforma open source Docker, nel 2013. Diventato uno standard de facto, Docker, attraverso il Docker Engine, fornisce alle organizzazioni IT aziendali una soluzione semplice per creare, eseguire e gestire container.
Questi ultimi sono definibili come unità software standard in cui viene impacchettato il codice applicativo e tutto quanto necessario (runtime, librerie e dipendenze software, tool di sistema) per implementarlo e farlo funzionare in differenti ambienti, on-premise o nel cloud. La piattaforma Docker è installabile su una varietà di distribuzioni Linux (RHEL, Fedora, Oracle Linux, CentOS, Debian, Ubuntu), e su sistemi operativi Windows e macOS che girano su hardware dotato di differenti architetture CPU, tra cui AMD x86-64, e ARM a 32 e 64 bit.
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