La recessione economica provocata dalla pandemia globale e dalla crisi sanitaria ha messo ancora più in luce quanto sia strategico investire nell’accelerazione dell’economia digitale: nell’attuale scenario, la combinazione di reti mobili 5G e architetture di edge computing può giocare un ruolo peculiare nella realizzazione delle applicazioni di prossima generazione, in ambiti che spaziano dalle smart factory ai veicoli a guida autonoma
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In virtù del loro potenziale innovativo e agendo in sinergia, le reti radiomobili di quinta generazione (5G) e le architetture di edge computing promettono, oggi più che mai, di diventare la chiave per aprire un universalmente auspicato “New Deal” di ripresa economica globale. Nel 2019 il 5G stava prospettandosi come uno dei trend tecnologici più interessanti, con numerosi piani di deployment nelle economie e paesi considerati più evoluti in questo settore, come Cina, Stati Uniti, Giappone, Taiwan, Corea del Sud, Singapore. Anche nell’Unione europea, lo European 5G Observatory aveva registrato all’inizio del 2019 circa 138 sperimentazioni (“5G trials”) in tutti i 28 stati membri. Poi, agli inizi del 2020, l’emergere della crisi sanitaria causata da Covid-19 ha condotto a una recessione economica globale, mettendo alla prova e rallentando in questi mesi anche i progetti 5G, al centro della transizione verso un’economia digitale più sostenibile e guidata da infrastrutture tecnologiche intelligenti. Tuttavia, la pandemia ha mostrato in vari modi quanto sia strategico accelerare la digital transformation, e proseguire nello sviluppo di 5G ed edge computing.
In un articolo firmato da Börje Ekholm, Presidente e CEO di Ericsson, e pubblicato dal World Economic Forum in occasione del meeting annuale 2020 di Davos, si spiega che le tecnologie emergenti, abilitate dal 5G, permetteranno di ridurre consumi ed emissioni del 15%, e che due terzi della forza lavoro globale utilizzerà la piattaforma 5G entro il 2030.
