Qualità del software: metodologie e tecnologie per garantirla

Quali sono i trend che caratterizzano la qualità del software per applicazioni business? Nell’articolo vengono illustrati i risultati di studi condotti negli ultimi due anni. Ci si sofferma sull’analisi di cinque fattori determinanti che ne condizionano il risultato e vengono fornite alcune valide linee guida per elevare il livello della qualità strutturale, attraverso il presidio di alcuni aspetti strategici, sia tecnologici, sia organizzativi




Per tenere sotto controllo la qualità del software, e migliorarlo, è necessario:

*porre maggior attenzione al tipo di tecnologia e applicazione utilizzate;
*attenersi alle pratiche di codifica sicure adottando un approccio di security by design;
*concentrarsi sulla maturità e sull’integrazione delle metodologie di sviluppo;
*controllare costantemente le violazioni delle regole che possono mettere a rischio la qualità del codice sorgente;
*far diventare le pratiche di miglioramento della qualità del codice processi metodici, reiterati con sistematicità.
Questi, in sintesi, i punti strategici da presidiare, così come risulta da una corposa indagine che ha avuto l’obiettivo di comprendere quali siano attualmente i trend globali sulla qualità strutturale del software e delle applicazioni IT sviluppate nel mondo. Da premettere che con l’espressione ‘qualità strutturale’ lo studio si riferisce soprattutto alla solidità di ingegnerizzazione dell’architettura e alla ‘sanità’ di codifica di un’applicazione, piuttosto che alla correttezza con cui vengono implementati i requisiti funzionali richiesti dall’utente. 

I cinque fattori della qualità del software
Partiamo da una dettagliata ricerca condotta da Cast nel 2017, e nei suoi tratti essenziali qui riassunto tutt’oggi valida, (Crash (Cast Research on Application Software Health) Report 2017): il rapporto si occupa di fare il punto sul livello di salute del software enterprise e qual è il suo valore dal punto di vista del business, misurando la sua qualità strutturale sulla base di alcuni benchmark e parametri di riferimento o, se si preferisce, di cinque ‘fattori di salute’ o caratteristiche fondamentali della qualità strutturale, che vengono identificate con robustezza, sicurezza, efficienza delle prestazioni, trasferibilità, modificabilità.

In sostanza, la qualità strutturale è misurata individuando le violazioni delle regole che rappresentano le buone pratiche architetturali e di sviluppo del codice in ciascuna di queste cinque aree nevralgiche. Vediamo quindi di definirle meglio.

1-Il fattore robustezza misura la probabilità di interruzioni, la difficoltà di ripristino e la possibilità di corruzione dei dati, legati a pratiche di codifica mediocri.

2-Il fattore sicurezza misura invece le violazioni di metodologie di codifica sicure che aprono la strada ad accessi non autorizzati, interazioni ingannevoli, furti di dati, o rotture della riservatezza.

3-L’efficienza è il fattore di salute che misura la probabilità di una potenziale degradazione delle prestazioni, e di utilizzo inefficiente delle risorse (processori, memoria, reti), ancora una volta causati da metodologie scadenti di sviluppo del codice.

4-Il fattore modificabilità misura la difficoltà di modificare le applicazioni, aggiungere funzionalità, correggere errori o cambiare l’ambiente dell’applicazione.

5-Infine, per trasferibilità si intende il fattore che misura la difficoltà di trasporto del lavoro o la difficoltà di comprensione dell’applicazione e di diventare produttivi nel lavorare con essa.
I punteggi per questi cinque fattori di salute sono calcolati su una scala da 1 (basso/mediocre) a 4 (elevato/buono), in base alla quale analizzare l’applicazione per identificare violazioni di oltre 1200 regole di buone metodologie architetturali e di codifica. 

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