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Alla ricerca del dato

Networking Italia - 19 maggio 2003

di Giorgio Fusari

La Banca Popolare di Sondrio ha velocizzato la consultazione dei propri archivi con una soluzione che permette di interrogare il database in tempo reale



Nella propria attività il settore bancario si trova oggi a dover far fronte a diversi tipi di incombenze. Una fra queste, certo non banale, deriva anche dalla diffusione progressiva delle transazioni effettuate per via elettronica, come ad esempio i bonifici, che hanno certamente contribuito a far crescere il numero e la complessità delle operazioni da controllare e aumentato i rischi di azioni illecite. Proprio in riferimento a questo scenario generale, la legge sull’antiriciclaggio del denaro (n.197/91) impone alle banche di costituire un archivio unico informatico (AUI) a disposizione delle autorità giudiziarie competenti per l’effettuazione di eventuali controlli su operazioni sospette (vedere box a pag. 32).
Fra i vari operatori del settore tenuti a seguire il provvedimento ci sono, oltre alle banche, anche uffici della Pubblica Amministrazione, uffici postali o enti assicurativi e di altro genere.

Un mare di informazioni
Si pone però un altro problema e cioè il fatto che tutti questi intermediari finanziari (così definiti dalla legge) per soddisfare le richieste di informazioni devono operare su archivi di enormi dimensioni, che quindi richiedono lunghi tempi di elaborazione ai sistemi informativi producendo un impatto negativo sullo svolgimento delle normali attività di routine.

Procedure ottimizzate
La Banca Popolare di Sondrio (BPS) ha applicato al proprio interno una soluzione per raffinare le procedure e in grado di velocizzare in maniera decisiva i tempi di ricerca per questo genere di dati. Il tema dell’antiriciclaggio, commenta Pier Giorgio Picceni, direttore centrale e responsabile del servizio Organizzazione e sistemi informativi della banca, è uno degli ambiti applicativi più delicati per il settore e, proprio l’anno scorso, nella sede dell’istituto di credito di Sondrio è arrivata, come in altre banche, un’ispezione da parte dell’Ufficio Italiano dei Cambi (UIC), l’organo preposto ufficialmente ai controlli di vigilanza ispettiva per verificare la concreta efficienza dell’organizzazione che l’intermediario mette in atto per adempiere agli obblighi della legge.

Questione di velocità
A oltre dieci anni di distanza dall’entrata in vigore della legge 197/91, spiega Nello Oberti, responsabile operativo antiriciclaggio nel centro servizi SOSI (Servizio Organizzazione Sistemi informativi) di BPS, l’archivio unico informatico ha raggiunto per gli istituti di credito di dimensioni medio-grandi proporzioni davvero imponenti che, nel caso della Banca Popolare di Sondrio, si aggirano attorno ai 40 milioni di registrazioni.
Questo archivio viene interpellato sempre più di frequente sia da parte di enti esterni come gli organi della Guardia di Finanza, sia dalle filiali della banca o dai suoi uffici legali, per gli utilizzi interni.
In origine, ci spiega Pierangelo Tognini, responsabile tecnico antiriciclaggio sempre presso il SoSI, il sistema preesistente era costituito da un’applicazione per l’antiriciclaggio residente su un mainframe IBM che manteneva in linea solo gli ultimi tre mesi di operazioni, storicizzando tutto il resto dell’archivio tramite la memorizzazione dei dati su supporti rimovibili (cassette a nastro). In ciascuna ricerca, oltre a impostare i parametri, occorreva quindi ogni volta anche caricare la parte di archivio corretta.
Inoltre, fino al settembre del 2002, aggiunge Oberti, nel centro servizi la gestione dei dati era effettuata da un apposito ufficio di servizio centrale che si occupava di caricare le richieste in una specifica procedura antiriciclaggio e poi di lanciare l’elaborazione dei dati. Quando arrivava una richiesta di informazioni su un nominativo, andare a svolgere l’analisi su un archivio così grande provocava però problemi non indifferenti, legati all’utilizzo del sistema per effettuare queste ricerche, che a seconda della quantità di informazioni introdotte, potevano andare da un’ora fino a un’intera giornata. Basti pensare a quando, dopo i fatti dell’11 settembre, sono arrivate le richieste relative ai nominativi di persone sospette; la procedura tradizionale non era in grado di supportare in maniera adeguata tali richieste di dati, quindi si è dovuto scaglionarle nel tempo, impiegando anche settimane per arrivare a una risposta.



Archivi compressi
La soluzione è stata trovata, continua Oberti, con l’adozione di una sistema per l’interrogazione in tempo reale dell’archivio unico antiriciclaggio: il prodotto si chiama Sherlock, è stato sviluppato dalla Advanced System di Napoli ed è distribuito dalla business unit Infrastructures for Applications di Selesta.
Attraverso un particolare algoritmo la soluzione è in grado di comprimere l’archivio del 70-80%, mettendolo tutto on line e rendendolo subito consultabile.
"Oggi quando riceviamo una richiesta di informazioni da una filiale - dice Oberti - siamo in grado di rispondere direttamente al telefono, consultando il sistema attraverso una serie di parametri che possono andare dal codice fiscale, al nome e cognome, alla ragione sociale; e in pochi secondi la filiale ha la risposta".
Con Sherlock la svolta, aggiunge Tognini, è stata di poter caricare nel sistema queste informazioni con tecniche di compressione e indicizzazione dei dati che permettono di eliminare le ricorrenze superflue; solo per fare un esempio, se un cliente della banca ha eseguito dieci transazioni che devono essere memorizzate, nell’archivio unico informatico il suo nome e cognome comparirà registrato dieci volte. Mettere in linea nel mainframe milioni di dati non compressi avrebbe comportato la perdita di spazio per altre applicazioni di routine o, in alternativa, l’aggiunta di numerose altre unità disco all’hardware esistente, con costi non indifferenti.


MAINFRAME
Un calcolatore estremamente potente che gestisce il sistema informativo di un’azienda


Un servizio per tanti
L’altro miglioramento apportato dal nuovo sistema è stato anche la possibilità di allargare il numero degli uffici utenti del servizio, prima concentrato solo sul reparto addetto all’antiriciclaggio, anche a causa della complessità delle procedure da eseguire per l’immissione dei dati. Per quanto riguarda l’entità dell’investimento, il costo della soluzione, ha spiegato Mauro Furiosi, direttore esecutivo della business unit Infrastructures for Applications di Selesta, può variare molto in funzione della mole di informazioni e quindi del numero di record che si devono mettere in linea. La difficoltà di rendere immediatamente disponibili le informazioni dell’archivio relative a oltre dieci anni di operazioni è infatti ben diversa se si tratta del database di un piccola banca o dell’archivio di un grosso istituto di credito.

Transazioni sotto controllo
Con la legge n. 197 del 5 luglio 1991 sull’antiriciclaggio del denaro, i legislatori hanno voluto rendere corresponsabile il sistema bancario e parabancario italiano nel controllo delle movimentazioni finanziarie. Nella serie di regole di carattere preventivo prescritte dalla legge, oltre all’obbligo di segnalazione delle operazioni ritenute sospette, le banche devono anche rilevare e gestire, attraverso la costituzione di un apposito "archivio unico informatico" in grado di memorizzare e conservare tutte le informazioni, i dati che riguardano le operazioni superiori rispetto a una soglia minima prefissata di 20 milioni (di vecchie lire) o di 12.500 euro. Le operazioni possono riguardare l’accensione di conti correnti, l’effettuazione di depositi o la gestione di altri rapporti di tipo continuativo. Le norme che disciplinano il settore assegnano poi all’Ufficio Italiano dei Cambi (UIC) un ruolo centrale in materia di antiriciclaggio, attribuendogli il compito di ricevere le segnalazioni, analizzarle e approfondirle sotto il profilo tecnico-finanziario e poi di trasmetterle, opportunamente arricchite, alla Direzione investigativa antimafia e al Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza. 

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